Un percorso misterioso, dove la realtà si confonde con il mistero, il sogno, l’amore, la morte... Una macchina procede lentamente nella famosa Mulholland Drive con a bordo una bruna fatale. La donna non è sola, qualcuno le sta puntando addosso una pistola. Ma il destino è più veloce, dalla direzione opposta, spunta un bolide che travolge la vettura.
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dopo aver letto il commento prezioso di Banchelli convivono in me due sensazioni: il sollievo e la delusione. sollievo per aver capito a fondo finalmente un film di David Lynch, delusione per aver constatato che questa sceneggiatura è sì un miscuglio di realtà e onirismo, ma stranamente logica e lineare. è per questo che penso INLAND EMPIRE essere il suo capolavoro, perchè è riuscito a unire le dimensioni semplici di Mulholland Drive e Strade Perdute in un'opera molto più complessa e sparaflesciosa, ma più matura e grandiosa. David Lynch è il Fellini americano e ci racconta il suo mondo, ossia la regia: egli pone i registi in una luce ironica e drammatica, negativa, e così anche i produttori, spietati mafiosi in un meccanismo terribile e travolgente come quello di Hollywood. in questo film viene raccontata con somma maestria la realtà vera da quella onirica, poichè vediamo come quest'ultima possa invadere, nella somma follia amorosa, quell'altra fino a capovolgere ogni possibile visione. al centro c'è la mente umana (INLAND EMPIRE=l'impero della Mente) ottenebrata dalla passione fino a sfociare nell'istintualità più animalesca (ricordarsi la masturbazione sofferente di Diane) sintomo di una sofferenza estrema dovuta al tradimento a sua volta imputabile al fallimento. Lynch scava nei meandri dell'animo umano ricavando ciò che di più è istintuale (questo spiega le numerose scene di sesso nei suoi film) nel degrado della società moderna.